Allevamento Bovini, Suini, Equini e Ovini

 

Il lavoro è un mezzo importante di responsabilizzazione e socializzazione.
Fonte di stima di se attraverso il quale si prende coscienza delle proprie capacità impegnando le proprie potenzialità: intelligenza cuore volontà.
Il lavoro è principalmente di tipo agricolo e allevamento.
L’allevamento è l’attività lavorativa principale e comprende l’allevamento di vacche da latte cavalli pecore maiali, completano alcuni altri animali: asini e capre.

STALLA E ALPEGGIO:
I bovini sono principalmente di razza bruna e grigio alpina iscritti al Libro Genealogico Nazionale e sono allevati dalla nascita fino all’animale adulto.
Negli ultimi anni l’allevamento bovino a raggiunto alti livelli qualitativi grazie alle continue migliorie introdotte in azienda: una stalla razionale, un moderno sistema di mungitura, una corretta e attenta alimentazione hanno contribuito negli ultimi anni al raggiungimento del suddetto traguardo.
Unitamente alla fecondazione naturale, utilizzando la tecnica della fecondazione artificiale, l’attenzione è stata posta agli aspetti genetici utilizzando il meglio in termini di riproduttori, puntando al miglioramento delle produzioni e degli aspetti morfologici del bestiame.
Qualche ospite-utente ha avuto anche la possibilità di partecipare ad un corso per la fecondazione artificiale preoccupandosi poi di applicarla direttamente sui capi della comunità.
Nel periodo estivo la comunità organizza un esperienza in alpeggio in Val Daone malga Nudole e malga Val di Fumo e questo unitamente ad altri capi di bestiame proveniente da altri allevamenti della Val Sabbia per vivere un esperienza in pieno contatto con la natura, dura affascinante e rieducativa a 2000 mt d’altitudine ai piedi dell’Adamello.

SCUDERIA E MANEGGIO:
i cavalli sono di razza avelignese attuali discendenti dell’antica razza haflingher anch’essi iscritti al Libro Genealogico Nazionale e vengono seguiti dalla nascita alla maturità.
L’addestramento, oltre alla cura e pulizia giornaliera sono un elemento importante e valido strumento educativo dove la nostra scuderia rappresenta un eccellenza in tutta l’area bresciana.
La nostra scuderia è inoltre stazione di monta pubblica equina regionale e riferimento per la marchiatura di puledri un importante centro di incremento ippico per l’intera Valle Sabbia ospitando campioni riproduttori del calibro di Akki, Rataplan e la stella emergente Sambuco.
Nella cooperativa la riproduzione si realizza esclusivamente naturalmente con l’utilizzo della fattrice avelignese per la produzione di puledri ad impiego a sella e a basto in ambiente montano.
In estate i cavalli vengono utilizzati per il maneggio presso la Malga Nudole in Val Daone. La passione per i cavalli e le cavalcate è molto viva in tutti i giovani della comunità ed il maneggio è a disposizione anche per i turisti che possono improvvisarsi cavalieri su facili e caratteristici percorsi.

OVINI SUINI:
le pecore di razza Finnica trovano invece dimora presso la strutture di Roè Volciano con la possibilità di zone per il pascolo e producono agnelli con carne pregiata.
Questa razza appartiene al gruppo delle razze nordiche a coda corta e sono soggetti caratterizzati da una taglia un peso limitato variabile dai 40 ai 50 kg.
I suini sono anch’essi seguiti dalla nascita, da fattrici presenti in azienda, alla maturità e sono circa una ventina e seguono a differenza degli ovini il resto del bestiame in malga durante il periodo estivo dove vengono nutriti con il prodotto finale della lavorazione del latte, il siero, ed esclusivamente utilizzati per la trasformazione e per la produzione interna di insaccati.

Incontri periodici del gruppo

 

Quindicinalmente il gruppo si trovava per uno scambio di opinioni verificandosi continuamente sulla situazione in zona e maturando interventi. Più volte sono state invitate persone “esperte” in materia per un arricchimento e perché il lavoro del gruppo potesse intervenire in modo più qualificato facendo tesoro dell’esperienza altrui. Insieme venivano analizzate le varie proposte e poi verificate.

Attività di gruppo

 

Dopo i primi mesi di studio e indagine, per far fronte al problema i modo positivo, sia per una prevenzione e sia per un coinvolgimento dei giovani tossicodipendenti della zona, il gruppo ha iniziato un opera di recupero costituendo una Comunità Terapeutica che accoglieva i giovani tossicodipendenti di altri paesi, in appoggio ad altre Comunità della provincia.
Tale opera ha dato uno spiraglio ai giovani tossicodipendenti della zona, sono stati stimolati e hanno così maturato la scelta di entrare i una Comunità Terapeutica.
Tale Comunità trovava la sua sede presso l’Oratorio di Vobarno, seguiti dal sacerdote, da un volontario a tempo pieno e da un obiettore in servizio civile; per l’attività lavorativa presso famiglie della zona o per vari appalti di lavoro a livello famigliare; per l’attività culturale e occupazionale del tempo libero gli operatori venivano sostenuti dai membri del gruppo.
I giovani stessi che frequentavano l’oratorio alla sera si sono resi disponibili ad aiutare i giovani in Comunità contribuendo a creare un ambiente di accoglienza ricco di cordialità e arricchimento reciproco.

Sostegno ai genitori

 

I genitori dei ragazzi tossicodipendenti hanno trovato nel gruppo un sostegno sia morale che tecnico, contribuendo sia per uno studio delle cause sia per un’azione di prevenzione nelle famiglie.

Informazione e prevenzione

 

In questi anni il gruppo ha organizzato per il paese e per la zona vari incontri di formazione sul fenomeno della tossicodipendenza; ultimamente un corso di educazione per genitori con la partecipazione di circa un centinaio di genitori.
Anche i giovani della zona sono stati coinvolti in un convegno giovanile sulla emarginazione, maturando insieme proposte e un opera di collegamento nella zona per un intervento più qualificato.
Anche i componenti della Cooperativa e i vari operatori di Comunità o di primo intervento hanno iniziato un cammino di formazione più specifica nel campo della tossicodipendenza privilegiando l’aspetto di crescita matura degli operatori e per una programmazione qualificata nel campo della prevenzione.
La presenza della Comunità Terapeutica, dopo i primi momenti di incomprensione è risultata per gli abitanti una presenza positiva in modo particolare ha contribuito a creare una presa di coscienza costruttiva su un fenomeno-problema che non può essere delegato solo a una ristretta cerchia di persone.

La Comunità Terapeutica: una realtà aperta

 

La Comunità terapeutica “Ai Rucc” è una struttura a carattere residenziale che risponde alle esigenze di chi intende effettuare un’esperienza di vita comunitaria.
La permanenza in tale struttura è per favorire la maturazione, l’autonomia, l’identità dei giovani tossicodipendenti.
La Comunità come tale non può impegnarsi in prestazioni occasionali ma intende impegnarsi in un’attività programmata e prolungata nel tempo.
In Comunità si vive valorizzando ogni momento, con responsabilità vengono suddivisi i compiti e i ruoli sempre finalizzati al fine comunitario e alla crescita del bene personale e comune: lavoro, pranzo, tempo libero, momenti comunitari interni ed esterni possono diventare oggetto di riflessione e di maturazione.
La nostra Comunità vuole essere inserita pienamente nel territorio: pensando e riflettendo sul termine ultimo del recupero, il reinserimento del giovane, si presenta al territorio in modo trasparente, con un interscambio di valori e contenuti.
Una Comunità che ha muri solidi e sicuri, ma attraverso i quali si può “guardare”, per conoscere-contribuire-partecipare nelle forme più adeguate.
Comunità chiusa ma non isolata, aperta ma non invasa.
La posizione in cui ha sede la struttura è per il paese davanti ai propri occhi, quotidianamente, una presenza positiva che innesta il principio del coinvolgimento della popolazione locale e della zona.
Superando gradualmente il semplice appagamento di curiosità (di ciò che avviene “dentro”) favorisce una maturazione e riflessione collettiva su temi di natura educativa e di solidarietà per i vari bisogni.
Se la Comunità terapeutica ha molto da chiedere ha anche molto da offrire.
La sua ben visibile presenza, non emarginata localmente, può essere trasformata per tutta la popolazione e in particolare per i giovani, in un momento di stimolo e di riflessione su tutti quei temi che la problematica droga inevitabilmente solleva: la qualità di vita nella società post-materialista, il degrado dei rapporti interpersonali, i temi dell’educazione, dei valori…
La comunità terapeutica svolge così una chiara funzione educante e preventiva fornendo la crescita non solo delle persone interne, ma promuovendo e formando le coscienze di chi è al suo esterno, proprio in quel tessuto sociale dove tutte le forme di emarginazione e devianza hanno origine.
In questo modo si evita il rischio di cadere nel creare l’isola felice o la dipendenza dalla Comunità con le conseguenze di perdita di tempo e ulteriore difficoltà nell’accettazione di se stessi e dei propri sforzi di crescita di volontà.

 

 

Metodologia di intervento

Centro di ascolto e accoglienza

 

Al centro si possono rivolgere persone che si trovano in varie situazioni di bisogno ma che abbiano riferimento all’emarginazione giovanile in genere e in particolare alla realtà di tossicodipendenza.
Ogni inserimento in Comunità va concordato con il Nucleo Operativo per le Tossicodipendenze della USSL di provenienza.
Si ritengono necessari una serie di colloqui (che possono variare a seconda dei casi) tesi a sondare la motivazione e la natura dei problemi del soggetto per approfondire una conoscenza più globale che permetterà di individuare se la nostra Comunità può essere in grado di dare risposta ai bisogni emersi o più producente indirizzarlo verso altre forme di intervento quali famiglie ospitanti o altre comunità.
A tale proposito la persona viene a conoscenza delle regole, delle finalità, del tipo di lavoro e di ogni realtà che costituisce la vita in comunità.
Altro compito importante è quello di approvare la conoscenza dell’ambiente di provenienza del soggetto, prima e durante l’esperienza di emarginazione e individuare persone, gruppi o strutture che possano insieme collaborare al programma di recupero e al momento di reinserimento.
Prima dell’ingresso in Comunità viene richiesto un ricovero ospedaliero per una completa disintossicazione fisica.
All’ingresso della persona in Comunità, con i suoi famigliari e conoscenti vengono chiariti i programmi e le finalità della Comunità e di conseguenza gli impegni che a loro volta devono assumersi.
All’ingresso in Comunità la persona deve convenire con questi punti;

– la persona sceglie liberamente di entrare in Comunità e di vivere tutta l’esperienza della Comunità.

– si impegna a stabilire un rapporto di massima sincerità e di fiducia con tutti e in modo particolare con gli operatori.

– in Comunità non porterà con sé droga, nessun genere di medicinali, soldi… ma solamente il corredo personale. Non farà uso di alcool, poco tabacco, niente violenze, né prepotenze, né eccezioni.

– non gli è permesso di relazionarsi con ambienti o con persone che non diano sufficienti garanzie e fiducia circa l’uso e il traffico di qualsiasi stupefacente o che in qualche modo possano essere occasione di disturbo.

– deve essere disponibile a rimanere in Comunità fino a quando la stessa non esprima un parere favorevole, sempre tenendo conto delle valutazioni dell’interessato e se occorre dei famigliari (e o gruppi, Not…). Oltre a questo dovrà essere sicuro di avere la famiglia pronta ad accoglierlo o un ambiente opportuno, un lavoro, la possibilità di poter vivere dei rapporti validi con qualche realtà esistente sul territorio di appartenenza e aver raggiunto una collaudata maturità umana.

– sarà attento a non relativizzare nessun impegno, anche se piccolo e imparerà ad accettare con senso critico la correzione fraterna e ogni tipo di richiamo.

– sarà un uomo deciso a tutto pur di vivere il proprio progetto educativo e pur di costruirsi una solida personalità con sincere garanzie di onestà.

– è invitato a sfrondare le proprie esigenze per meglio di vivere i lavori essenziali della vita (lontana dalle sofisticazioni del consumismo). L’esperienza in Comunità non è limitata alla risoluzione del problema droga ma anche a raggiungere una maturità a tutti i livelli che gli permetta di portare un messaggio nuovo e di provocazione in quel mondo da dove proviene.

Centro di ascolto e accoglienza

 

Al centro si possono rivolgere persone che si trovano in varie situazioni di bisogno ma che abbiano riferimento all’emarginazione giovanile in genere e in particolare alla realtà di tossicodipendenza.
Ogni inserimento in Comunità va concordato con il Nucleo Operativo per le Tossicodipendenze della USSL di provenienza.
Si ritengono necessari una serie di colloqui (che possono variare a seconda dei casi) tesi a sondare la motivazione e la natura dei problemi del soggetto per approfondire una conoscenza più globale che permetterà di individuare se la nostra Comunità può essere in grado di dare risposta ai bisogni emersi o più producente indirizzarlo verso altre forme di intervento quali famiglie ospitanti o altre comunità.
A tale proposito la persona viene a conoscenza delle regole, delle finalità, del tipo di lavoro e di ogni realtà che costituisce la vita in comunità.
Altro compito importante è quello di approvare la conoscenza dell’ambiente di provenienza del soggetto, prima e durante l’esperienza di emarginazione e individuare persone, gruppi o strutture che possano insieme collaborare al programma di recupero e al momento di reinserimento.
Prima dell’ingresso in Comunità viene richiesto un ricovero ospedaliero per una completa disintossicazione fisica.
All’ingresso della persona in Comunità, con i suoi famigliari e conoscenti vengono chiariti i programmi e le finalità della Comunità e di conseguenza gli impegni che a loro volta devono assumersi.
All’ingresso in Comunità la persona deve convenire con questi punti;

– la persona sceglie liberamente di entrare in Comunità e di vivere tutta l’esperienza della Comunità.

– si impegna a stabilire un rapporto di massima sincerità e di fiducia con tutti e in modo particolare con gli operatori.

– in Comunità non porterà con sé droga, nessun genere di medicinali, soldi… ma solamente il corredo personale. Non farà uso di alcool, poco tabacco, niente violenze, né prepotenze, né eccezioni.

– non gli è permesso di relazionarsi con ambienti o con persone che non diano sufficienti garanzie e fiducia circa l’uso e il traffico di qualsiasi stupefacente o che in qualche modo possano essere occasione di disturbo.

– deve essere disponibile a rimanere in Comunità fino a quando la stessa non esprima un parere favorevole, sempre tenendo conto delle valutazioni dell’interessato e se occorre dei famigliari (e o gruppi, Not…). Oltre a questo dovrà essere sicuro di avere la famiglia pronta ad accoglierlo o un ambiente opportuno, un lavoro, la possibilità di poter vivere dei rapporti validi con qualche realtà esistente sul territorio di appartenenza e aver raggiunto una collaudata maturità umana.

– sarà attento a non relativizzare nessun impegno, anche se piccolo e imparerà ad accettare con senso critico la correzione fraterna e ogni tipo di richiamo.

– sarà un uomo deciso a tutto pur di vivere il proprio progetto educativo e pur di costruirsi una solida personalità con sincere garanzie di onestà.

– è invitato a sfrondare le proprie esigenze per meglio di vivere i lavori essenziali della vita (lontana dalle sofisticazioni del consumismo). L’esperienza in Comunità non è limitata alla risoluzione del problema droga ma anche a raggiungere una maturità a tutti i livelli che gli permetta di portare un messaggio nuovo e di provocazione in quel mondo da dove proviene.